La Shoah non è solo una pagina di storia, è una ferita ancora aperta. Sei milioni di vite spezzate, famiglie distrutte, sogni cancellati per sempre. Dietro i numeri ci sono persone, ognuna con una storia che meritava di essere vissuta.
Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz, ha raccontato quell’orrore in “Se questo è un uomo”. Non è solo un libro, ma una testimonianza che ci costringe a guardare in faccia qualcosa di troppo grande da accettare. Levi non cerca compassione: racconta i fatti con lucidità, perché la verità, da sola, è già devastante.
Parla della fame che logora il corpo e della paura che toglie ogni speranza, della perdita di dignità e della lotta per restare umani in un mondo che cerca di annientarti. Ma “Se questo è un uomo” non è solo il racconto di un passato lontano.
È un avvertimento per tutti noi: l’indifferenza e l’odio non sono scomparsi. Levi ci lascia un compito preciso: ricordare, raccontare, continuare a lottare affinché tragedie simili non possano più ripetersi.
“Se comprendere è impossibile conoscere è necessario”.